Oggi intervistando il partigiano Ancora ho capito a cosa serve il mestiere che faccio.
A conservare la memoria del passato. Era da un paio di anni che me lo chiedevo.
Oggi intervistando il partigiano Ancora ho capito a cosa serve il mestiere che faccio.
A conservare la memoria del passato. Era da un paio di anni che me lo chiedevo.
6 commenti
D’altronde è noto che “chi non ha memoria non ha futuro”.
E a leggere certe cose mi viene la pelle d’oca per l’orgoglio pure qui in ufficio.
quindi niente più salumeria? già immaginavo i paninazzi che mi avresti fatto..
io è da stamttina che ho la pelle d’oca…
AScoltare i racconti di chi la guerra l’ha fatta (come mia nonna)
è assolutamente affascinanante…da piccola era uno dei miei
passatempi preferiti lei si era ritirata nella casa di campagna
con i figli ed essendo proprio a ridosso del confine svizzero
nascondere partigiani era all’ordine del giorno
come canta De Gregori:
a noi il compito di conservarne la memoria.
ma non dobbiamo perdere tempo.
Io c’ero e Andrea ha ragione. Una bella persona.
La frase si potrebbe rigirare così: le cose del passato raccontate di bocca in bocca fanno venire i brividi perché perdono l’austerità e il distacco di un libro di storia, diventando un pezzo della tua vita.
E comunque come diceva Ancora, il suo è solo un punto di vista. I miei due nonni, suoi coetanei, si portano pezzi di storia diversi, da altre angolazioni, in parte simili, in parte diversissimi.
Conservare la memoria è difficile come conservare i sentimenti per l’affannosa ricerca dell’oggettività, della verità, che a volte è chiara. A volte non lo è.