La colonia

Da lassù Pennastorta guardava l’orizzonte. Come tutti i giorni, si potrebbe dire “come sempre”. Tutte le volte che alzavo lo sguardo lo vedevo là appollaiato, tranquillo, ma vigile. Come se ci fosse da controllare tutta la costa in cerca di un pericolo imminente. Come se avesse avuto un incarico dall’alto, da qualche “capo”. Ma in realtà così non era.
Nodina invece sapeva passare meglio il tempo. Nei piccoli spazi del terrazzo degli Ambrosetti, che tanto vengono solo ad Agosto, si preparava per la giornata, con il vezzo e la leggerezza che solo le femmine sanno interpretare.
Io, se non c’erano gli amici Condor e Macchiabianca, mi annoiavo. Non sapevo mai dosare le energie. E soprattutto non riuscivo ancora a capire le regole della colonia.
– Quello si può fare, quello no, quello è consentito, quello no, attento a Rospuccio che se no s’arrabbia – sentivo risuonare le parole della nonna e non sapevo mai se il mio comportamento adolescenziale avrebbe prima o poi causato qualche casino. Qualche dramma intollerabile o difficilmente gestibile.

La quiete stava per finire e io ancora non lo sapevo.

(continua)

Share

Ti potrebbe piacere anche...