Ecco come cambia la Rete, la risposta dei WebDays…

Enrico Sola e Giuseppe Granieri Ecco come cambia la Rete. Si. WebDays ha dato un piccolo segnale. Una piccola risposta.
Ogni anno da sei anni a questa parte il piccolo evento web lancia piccoli segnali.
Dal tendone in piazza dei primi anni, in mezzo al freddo novembrino e ai primi rudimentali collegamenti wireless, si è passati a scenari più suggestivi, l’anno scorso l’ipertecnologico Atrium, quest’anno il seicentesco cortile degli Antichi Chiostri.
Io amo WebDays. Come amo le persone che collaborano alla realizzazione della manifestazione, spesso in regime di volontariato.
Abbiamo iniziato con Internet in 60 minuti della Fiera del Libro nel 1997 e del 1998. E siamo finiti l’anno scorso a parlare per due giorni (8 conferenze e tavole rotonde) di Blog, di Bloggers (o Blogganti come disse Derrick De Kerckhove) e di Blogopalla.
Io definisco i Blog il “grande risveglio democratico” o anche “la nascita della Rete”.
Si cari miei. La Rete è qualcosa che esiste per tutti, e non solo per il popolo degli informatici (spesso capitanato da arroganti e/o tecno lobbisti). La Rete è la nostra rivoluzione industriale. Quella che ormai tutti chiamiamo Rivoluzione Digitale. Chi dice sia nata con il PC forse sbaglia, o forse non la dice tutta.
La rivoluzione digitale è in atto in questi anni, in questi mesi, negli ultimi giorni. La Rete è sempre più trasparente, accessibile, economica (!!)… Manca solo un tassello però… Che diventi veramente Utile…
Ah, ma non capite male, per utile intendo, Utile a tutti. Non solo a noi mezzi informatici e pseudo professionisti del web che non viviamo più senza e-mail, gprs, wi-fi e macchine fotografiche con cui riempire Flickr e i nostri Blog.
La Rete per tutti non è un concetto utopico.
Così la risposta di “come cambia la Rete” non ce l’hanno data solo lo stratosferico Derrick De Kerckhove, l’eccellente Giuseppe Granieri, il bravo Sergio Maistrello, l’attento Sofi, il dinamico Dainesi, il curioso Siino, i dotti dei Diritti Digitali, i saggi sperimentatori del mondo della Scuola, e i bravi personaggi che si sono succeduti sul palco. La risposta vera ce l’hanno data gli oltre 60 anziani (over 60) che erano sempre presenti, attenti, e vogliosi di capire come entrare in Rete non dalla porta secondaria.
I nostri amici (ci sono file di attesa che superano le 1500 persone per il corso del CSI) hanno punito in “pallosi” con il sonno e la testa china verso il petto, hanno omaggiato i brillanti con domande anche semplici, ma nella loro semplicità assolutamente complesse.

La risposta alla domanda è… La Rete cambia perché sta diventando di tutti.
E non ce la meniamo con Social Network, Tag, RSS, Voip, Podcasting e Blog… noi non siamo servi della tecnologia, noi siamo i servi devoti di chi ancora non sa cosa è Web 1.0 !!!
E chi non l’ha capito si è sentito a disagio. Si è sentito pesce fuor d’acqua in quanto possessore di tante conoscenze che viste sotto questa luce risultavano essere assolutamente inutili.

Qui il valore di questi tre giorni.
Qui il valore di tanti amici che lo hanno capito. Di tanti bloggers che si sono fermati con noi anche senza avere un WC a un metro dalla sedia, una rete Wi-Fi aperta e libera, il sole che illuminava via Garibaldi o un posto a cena di fianco ai “grandi”…
Io ringrazio tutti. Come ho detto dal palco, soprattutto quelli che rendono possibile WebDays con la loro passione e abnegazione.

E se preferite sentire paroloni magari in inglese, magari in mezzo a stand apocalittici, magari in mezzo a città fredde e rumorose… Avete sempre lo SMAU a Milano… Il calderone del nulla è sempre acceso. Occhio a non scottarvi.

Un abbraccio a tutti.

(scusate se non faccio nomi e cognomi, i sorrisi e le parole di ringraziamento che ho distribuito durante WD vi siano conferma della mia grande stima e incondizionata amicizia)

Attenzione > Foto di WebDays scaricate su Flickr… Dateci un occhio!

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18 commenti

  1. forse il “problema” è proprio che la rete cambia a un ritmo talmente veloce che non si riesce a stargli dietro. Mi ha molto colpito la frase “e non meniamocela con TAG, RSS…” detta da uno che il webdays (il cui argomento era PROPRIO il web 2.0) l’ha organizzato e vissuto tutto intensamente. E’ vero che ancora troppi non sono coperti dalla Rete, la rete fisica intendo, e quindi non possono usufruire del Web 1.0, ma è anche vero che alcuni, anzi molti, quando entreranno in Web 1.0 saranno seguiti e instradati velocemente al Web 2.0, o quel che ci sarà allora proprio da noi… no, non siamo servi della tecnologia, ma servi della TRANSAZIONE verso la tecnologia 🙂

    bellissimo intervento!

  2. si purtroppo l’effetto è quasi sempre quello dell’information overload, almeno per me… bell’intervento e aggiungo belle foto! ciao

  3. Condivido la passione, però non dimentichiamo che la rete (Internet) era uno strumento democratico e di libera espressione anche prima dei blog, molto prima. Al limite i blog hanno facilitato l’accesso alla pubblicazione su web, ma non cancelliamo tutto il resto, per favore,

  4. caro toso
    vedo che hai tolto tutto il thread in cui si iniziava a racocntare delle cose che fate nel presunto centro di ricerca dove stai … e ora in rete sbertucciano i webdays …
    fase di declino o spalle poco coperte

  5. DIrei che forse non ci siamo capiti.
    Innanzitutto so chi sei.
    Secondo. Smettila. Esci se vuoi dall’anonimato e tira fuori le palle.
    Così si comportano solo i vigliacchi e i senza coglioni.
    Strano nella vita reale non hai problemi a dire stronzate in pubblico. La lingua in contesti pubblici non ti manca. Qui mantieni l’anonimato?.
    Ah… nel presenuto centro di ricerca ci sono 5 hacker “professionisti” … ti conviene continuare?
    E poi perché ti accanisci così tanto? Io lo so. Tu prova a spiegarlo senza l’anonimato… Dimostrando che sei una persona seria. E non un qua qua ra qua.

  6. Aggiungo… che WebDays non doveva andare ne male, ne bene… doveva far parlare… persone che ne parlano ci sono, devo essere obiettivo, le critiche ci sono… e direi che è un bene. L’anno scorso ci siamo spaventati, sembrava tutto troppo perfetto. Cmq… la maggioranza ne parla bene. E questo fa piacere.

  7. bel pezzo davvero!
    personalmente io però vedo amche piccoli segnali di involuzione nel web, che premono verso i media di massa…
    amitiè, Will

  8. so chi sei ? mi fa piacere ma penso ti sbagli … pero non mi hai risposto e in ogni caso anche qui dove mi ero trovata per un po’ bene mi hanno mollata a casa con classe e con molta grazia con collaborazione per il futuro e cosi per un po’ sono in vacanza e puoi cercarmi … o alla notte bianca stasera

  9. Personalmente dopo 2 anni ho capito che mi piace “fare” WebDays. Sia per i contenuti, sia per la comunicazione che si crea tra le persone.
    Infatti uno dei pregi dell’evento è che – ancora mi chiedo come – nessuno di coloro che vi partecipa ha il modo di tirarsela. Insomma, il palco è “basso”, c’è poca solennità pomposa, c’è molta osmosi tra relatori e spettatori, c’è voglia di discutere e tutto sommato un mood informale che apprezzo. Cioè perfino il nonno informatico over 60 o il blogger timidone può farsi una birra con Derrick De Kherckove e proseguire la discussione. L’understatement sabaudo ogni tanto giova.

    Detto questo, la realtà è che in verità facciamo il tutto come scusa per organizzare la cena ufficiale di WebDays e divorare il celeberrimo gnocco fritto del BuNet. 🙂

  10. Miriam per favore finiamola.
    Se vuoi parlarmi, vedermi, discutere, bere un caffe’… io non ho problemi, ma se esci dall’anonimato, se no è un gioco poco piacevole, che non mi garba.
    Il mio indirizzo mail lo conosci. O lo trovi facilmente. Chiunque tu sia.