Perché Presadiretta ha sbagliato

Ieri sera è andata in onda la puntata di PresaDiretta chiamata “Ricchi e Poveri“.

Sono un estimatore della trasmissione, ma secondo me ieri hanno toppato e non poco.
Lo so che sono di parte e che amo la mia città alla follia, ma il servizio su Torino è stato impostato male e in modo assolutamente parziale e in questo decisamente deludente.

La crisi ha reso Torino una città povera. La FIAT lascia la città e migliaia di lavoratori dell’indotto a casa. La città muore, la gente è disperata.

Non dubito che in parte sia vero, ma le fabbriche hanno chiuso ben prima della crisi. E stanno chiudendo ancora. Il terziario e l’industria in città soffrono.
Ma se il primo forse ha subito i pesanti influssi della crisi, al di là di quanto abbiamo potuto e voluto fare la classe dirigente, la seconda è entrata in sofferenza molti anni fa. Direi ben oltre un decennio fa.

Torino con la fine della FIAT è cambiata. E’ per molti versi migliorata al di là di Olimpiadi o altri eventi di successo. Torino, dalla fine degli anni 90 in poi è un’altra cosa. Irriconoscibile per molti versi. Una metropoli che si è ricostruita da zero diventando meta turistica e centro culturale di eccellenza europea se non mondiale. La crisi ha segnato dei forti rallentamenti verso la completa metamorfosi, ma il quadro che emergeva dal servizio di PresaDiretta non ha messo a confronto le due Torino, ha semplicemente detto che Torino è morta. Torino è la Detroit d’Europa e sta facendo la fine della Detroit originale. Naviga verso il fallimento.

Non è vero. O magari è vero solo in parte. E dare una visione solo “laterale” di come Torino è nel male e non di come Torino si è difesa dalla crisi è parziale e sbagliato.
Un danno di immagine grave, un serio problema per la città. Per una città dalle mille eccellenze (e dai tanti problemi) che ha, a fatica, percorso la strada del rinnovamento e della de-industrializzazione è un colpo basso sotto la cinta. Per la RAI (e per il conduttore di Presadiretta) Torino è la capitale morente dell’Industria italiana. Punto.
Forse andrebbe rigirata la frittata chiedendosi se l’industria italiana esiste ancora. E forse Torino non è l’unico posto dove andare a guardare per capire il baratro in cui il comparto industriale italiano è stato spinto da imprenditori incapaci e politici incompetenti.

Spero che almeno il servizio sia uno stimolo per gli amministratori e che qualcuno reagisca. Leggendo qui e là non ho visto reazioni di nessun tipo. E questo sì, è un male oltre che un gravissimo errore.

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1 commento

  1. Concordo fino all’ultima virgola. Purtroppo la superficialità va tanto di moda. Non si approfondisce più niente, né si verificano fonti, notizie. L’esercizio comparativo, così come una visione globale e soprattutto imparziale come strumenti per affrontare un qualsivoglia argomento, sono diventati superflui quasi irrilevanti per i mass media. Ieri ho letto una notizia su El País, riprodotta su twitter da un altro giornale regionale spagnolo e la notizia era stata cambiata nei seguenti termini: da “atterraggio d’emergenza per assistere alle persone che si erano ferite in volo, durante una forte turbolenza di 10 secondi, in un volo tra la Spagna e il Brasile”, a “15 feriti per un atterraggio di emergenza…..” 😉