Come promesso (eravate in ansia eh?) torno a parlare della recente vacanza francese. Avrei molte cose da dire rispetto al cibo francese, provo a raccontarne qualcuna. Vado per ordine con un bell’elenco.
La baguette.
E’ il loro piatto nazionale, non ci sono dubbi. Non ricordavo neanche lontanamente il gusto della vera baguette, che è eccezionale, un pane che va bene anche per far colazione, ma è con la scarpetta italica che da il suo meglio. La cosa che lascia perplessi è che la si trova ovunque, anche al di fuori delle boulangerie (panetterie). La vendono dappertutto, anche dal tabacchino o all’edicola. Hanno il loro fornetto, le baguette (credo surgelate) e tac! Vedi gente uscire dall’edicola con il giornale e la baguette categoricamente sotto il braccio. Una cosa che fa un po’ rabbrividire e che parzialmente è mitigata dalla comparsa di fazzolettini di carta con i quali viene avvolta almeno la parte centrale a mo’ di impugnatura. In ogni caso il tempo di vita di una baguette è di poche ore poi, come nel caso di quelle nostrane, diventa di gomma, ottima per sostituire la pallina nel gioco del tamburello da spiaggia.
Le brioches.
I mitici croissant francesi sono stati una delusione, carichi di burro (gusto non alienabile se non con un coca e avana a seguire) e vuoti, inesorabilmente vuoti. Le dimensioni sono anche tendenzialmente esagerate, a volte sembrano delle micro baguette. Abbiamo ripiegato più volte nelle brioches del supermercato, di burro anche loro, ma almeno più commestibili.
Pizza
Qui si entra nel giro dei “finti prodotti italiani”. La pizza non sanno cosa sia, anche se ovunque è pieno di “pizzerie napoletane/siciliane” dai nomi fantasiosi (sembrano presi direttamente dal libro de Il Padrino) e le pizze, oltre a costare un’enormità (10 euro una “marguerita”!), hanno anche ingredienti fantasiosi.
I francesi, infatti, non usano la mozzarella, usano la mozzà… che è simile ad un incrocio tra una mozzarella e un pezzo di fontina, è quella versione iper filante e gommosa che si trova anche da noi. Il più delle volte viene sostituita con l’emmental e contornata di ingredienti strani come il pollo (!!!). Non trovare una pizza “italiana” a 200 km dal confine lascia un pochetto perplessi.
Gelato.
I francesi sono gli inventori del cono gelato: la parisienne appunto. Non è male, ma è costosissimo.
Comunque sono diffusissimi (molto più che da noi) i miscelatori automatici di gelato con tantissime varietà (le macchinette con la leva). Non provati per disgusto al sol pensiero. Sono un purista anche nel gelato.
L’acqua.
La mitica Perrier è acqua da duri. Il rutto è assicurato al primo sorso e disseta da matti, ma è anche carissima.
Ci siamo sparati mille bottigliette d’acqua mentre eravamo in giro o in spiaggia e abbiamo assolutamente evitato (dopo i primi giorni) l’acqua naturale in bottiglia al ristorante. Le marche erano sempre le stesse: Vittel, Evian, Perrier, San Pellegrino. Nel primo caso una bottiglia da 75cl costava al tavolo 8 euro (!!). Abbiamo declinato su caraffe d’acqua del rubinetto (quella purificata), come facevan tutti.
Cozze (Moules)
Piatto spettacolo, sempre in quantità eccezionali e spesso distribuite anche per strada.
Non credo di aver mangiato mai tante cozze in vita mia. Alla marinara, alla provenzale, al formaggio. Le varianti sono tantissime e il costo è abbordabile.
Stranamente il piatto tipico provenzale prevede cozze spagnole. Mistero.
I supermercati.
Vicino a noi solo supermercati della catena Casino! (con le varianti Grand Casino e Petit Casino).
Una catena simile a quelle di casa nostra (che son quasi tutte francesi). Disposizioni simile, prodotti vari e abbondanti con un enorme presenza di succhi di frutta anche in taniche (mirtillo, arancia, fragola, cedro!) e tantissime bibite. Assenza totale di pasta se non una versione incolore di “tagliatelle all’italiana” (quasi bianche, sembravano tagliatelle di riso) e di cracker o prodotti simili, sostituiti da biscotti con tutte le varianti del mondo, compresi i biscotti dolci ai capperi. La pesa degli ortaggi e della frutta la fanno loro alla cassa, che è munita di pesa. Curioso.
Non ho visto gli RFID di cui parla i buon Suz, ma io ero in un piccolo paese di mare, non molto all’avanguardia tecnologicamente.
I surgelati erano pochissimi, credo per la grande presenza di catene come Picard che vendono solo quelli (anche da noi).
Il famoso prosciutto di Parigi (jambon de Paris) era sostituito ovunque dal “prosciutto de Parme”…
Caffè
Eccoci alla nota dolente. Quello che dirò sul caffè francese mi farà passare definitivamente per l’italiano che va in vacanza all’estero e cerca cibo e bevande italiane.
Beh, in parte è così, ma posso transigere su tutto, anche sulle penne alla calabbrese (con due “b”) cucinate con emmental e curry, ma non sul caffè.
La ricerca, sin dal primo giorno, è stata disperata. Io sono un cultore del caffè, io adoro il caffè. Il 50% del mio corpo è fatto di quella meravigliosa bevanda calda di colore scuro che si chiama “caffè”.
Errore dei primi giorni: chiedere un “caffè all’italiana espresso”. Arrivo inesorabile di brodaglia nera fino al bordo della tazzina. Con annesso sorrisino del cameriere, come a dire: “et voilà, ecco un vero caffè italiano!”.
Abbiamo capito che l’unico modo era chiedere un “caffè serre serre serre” (stretto stretto stretto). Così la possibilità di avere qualcosa di bevibile era più alta, ma non soddisfacente. Alla richiesta del “caffè macchiato” scattava comunque la brodazza, ma di colore più chiaro. In un caso, alla mia richiesta di portare il latte a parte, ci è toccato pure ricevere uno scontrino con richiesta di pagamento per il latte “a parte”. Richiesta ovviamente non esaudita.
Insomma. Caffè italiano (Illy o Lavazza), macchine per il caffè italiane (San Marco, Saeco, altre di gran nome), tazzine a corredo con tanto di loghi e il più delle volte il risultato era comunque una … brodazza.
Unici caffè degni di nota: quello preso a Saint Tropez (magari perché è più vicina all’Italia…), e quello preso al Porto di Bormes da un tizio che lo sapeva fare. Poi abbiamo scoperto che il tizio lo sapeva fare perché non spegneva la macchina!!! Sì, tutti dopo aver fatto il caffè, spengono la macchina. E allora!!!! Popolo di incivili.
A parte gli scherzi… il mistero rimane, come è possibile che vinca la brodazza (che costa comunque sempre 1,5 euro) a dispetto di un sano caffè come dio comanda?
Diciamo, per finire, che siamo andati avanti a pesce (ottimo), patatine fritte e bistecche grosse come tavole da surf e, nella sostanza, dopo aver capito un po’ di cose, ce la siamo cavata egregiamente. Comunque cucina poverissima, in confronto alla nostra, che è sicuramente la migliore del mondo, per varietà e per creatività. Almeno in qualcosa primeggiamo.
Almeno noi sappiamo fare il caffè.
7 commenti
Eddai io conosco bene la Costa Azzurra ( non tanto per averci mai soggiornato ma avendo la casa di mia nonna a Bordighera le gite da quelle parti erano soventissime) e le cose più buone sono la Bouillabaisse e il pesce in generale le varie quiche e la mia cosa preferita in assoluto la Pissaladière che io preferisco anche alla pizza nostrana (non mangiando io latticini) in versione con pasta di pane ( esiste una versione simile anche in Liguria la Sardenaira )
Penso che tu ti riferisca a quelle specie di focaccia con il pomodoro e l’origano. Buona, ma un pelo pesantuccia.
mi associo ufficialmente al club de “l’italiano che va in vacanza all’estero e cerca cibo e bevande italiane”. il caffè spagnolo ha lo stesso problema di quello francese, temo.
Se non te lo fossi già detto da solo, ti direi che sei “il solito italiano all’estero”. 🙂 Cmq anche io ho passato 15 giorni a lamentarmi per la mancanza di un caffè decente in Grecia: carissimo (fino a 3 euro a tazzina), solo ristretto (il concetto di caffè lungo è sconosciuto) e rarissimo da trovare (in alcuni bar vi guardano come matti se chiedete un caffè senza aver prima bevuto una pinta di birra o una caipiroska). Dopo 11 giorni di astinenza, a Mikonos ho trovato una caffetteria italiana e ho quasi pianto commosso davanti a una bella tazza di moka. 🙂
la solita costa azzura che nostro papà ci faceva sempre visitare quando eravamo più piccolini…
oddio che mi hai ricordato il caffè …brrr…..
Lavorandoci da 1 anno ormai in costa azzurra (i francesi non avranno i bidet, ma sanno dove piazzare i loro distretti IT) non posso che ridere con una lacrimuccia alla tua cronaca.
Spero peraltro che tu non ti sia fatto scappare:
– Le quiche (pronunciato chisc), i tortini dolci o salati, unici pranzi veramente commestibili.
– Le pissaladieres, come gia’ detto, con il loro carico di cipolla
– Una qualunque bistecca di carne grondante sangue, anche se la chiedi ben cotta
– Un qualunque sandwich “americain”, ovvero con hamburgher, insalata, e PATATINE incluse nel panino.
Che poi di pizzerie gestite da veri italiani una l’ho trovata, a Cagnes sur Mer, gestita da soli italiani. E infatti:
– Abbiamo aspettato 50 minuti 4 pizze
– Nel frattempo abbiamo aspettato per sempre un’ipotetico aperitivo offerto dalla casa che il gestore contiuava a ribadirci ogni volta che passava al tavolo senza mai portarlo
– Abbiamo pagato 7 euro per un gelato al tiramisu, che consisteva un 2 pallette di gelato Motta al gusto tiramisu scongelato piu’ volte e rimesso in freezer (lo si capiva dai ghiacciolini formatisi)
– Siamo dovuti rientrare per farci offrire OBBLIGATORIAMENTE dal gestore un limungiello prodotto in uno stabilimento di Cinisello Balsamo
Pero’ che buono il caffe’! 😀
Per un francese in italia e sempre una meraviglia di avere sempre un buon cafe un qualque sia bar italiano…