Quando Giovanni seppe della decisione del governo la scelta fu obbligata. Lui che non poteva non respirare quell’aria, non poteva abbandonare quegli spazi, dimenticare i momenti di fatica e solitudine, di freddo e di caldo intensi. Non poteva abbandonare tutto quello che lo faceva sentire un tutt’uno con la sua terra ostile, a tratti feroce, ma allo stesso tempo accogliente, unica e irripetibile.
La decisione la prese in fretta. Era un tipo risoluto e per molti versi anche terribilmente cocciuto. Sapeva che avrebbe rinunciato a molto, ai sapori, agli odori, ai momenti familiari tanto amati, ben conosciuti e rassicuranti. Perdeva le cose più care. Lo sguardo dolce delle nonna Maria. I rimbrotti di nonno Eustacchio, gli amici di sempre e ovviamente i due genitori che lo avevano creato così com’era: forte e risoluto, fiero e curioso. In città lo chiamavano “sognatore”. Ma lui la testa l’aveva salda sul collo. Non aveva mai cercato cose che non fossero concrete, anche se aveva, questo sì, una passione smisurata per le cose nuove, le cose moderne.
Non cercava di certo la sicurezza, ma la speranza sì, quella sì. La speranza in una vita migliore.
Doveva abbandonare i sassi. Doveva andare nelle nuove case popolari messe in piedi in pochi mesi. Gli era stato detto che in quegli appartamenti ci sarebbero state facilitazioni e comfort inimmaginabili. Si parlava di acqua corrente, di elettricità e di servizi igienici dentro alle case. La modernità tutta insieme e in pochi mesi.
In fondo l’entusiasmo, ad un primo momento, aveva rapito anche lui. Non avrebbe più dovuto andare al torrente a prendere l’acqua tre volte alla settimana e sentire il dolore nelle ossa per ogni salita e ogni discesa. Non avrebbe più dovuto vedere la sofferenza nei suoi vecchi, obbligati alle torture del clima, al malumore creato dagli odori, dall’umidità insopportabile, dalla promiscuità con i preziosi animali.
Ma Matera per Giovanni non era le case popolari che via via nascevano intorno al Castello. Non era quello. Preferiva andare al Nord, rifarsi una vita, conoscere magari una bella ragazza, sposarla e pensare ad un futuro lontano, ma diverso. Matera senza i sassi non era Matera.
Quando partì era mattina presto. Una luce fioca illuminava appena le rocce della gravina. Fece un bel respiro, riempì i polmoni dell’aria fresca d’autunno insaporita dai profumi di timo e di paglia e si incamminò verso la stazione. Con lui portava un grosso pezzo di pane, una borsa carica di ricordi e un fischietto ad acqua.
Nei suoi occhi la luce dei sassi di quella mattina d’autunno del 1951 non si spense mai.
Giovanni andò da solo alla conquista del mondo, partendo da una piccola città che come disse Carlo Levi è “Come un muro obliquo […] una città bellissima, pittoresca e impressionante”.
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Questo post/racconto per onorare una grande famiglia di Materani e i loro amici.
In realtà vorrei onorare l’intera città di Matera e la Lucania che la circonda, ma non penso che basti un banale post. Matera è un posto fuori dal tempo, vivo, intenso e bellissimo. Questo traspare anche in chi la abita e la racconta. In primo luogo in Giovanni e nella sua incredibile famiglia (Anna, Michele, Marco, Sonia, Irene, “Lucky”, …) che ci ha viziato e coccolato per la durata della nostra breve, ma indimenticabile vacanza. Il padrone di questo blog (e la sua dolce metà) ringraziano di cuore.
E voi che non avete mai visto Matera, cosa state aspettando?
Alcune foto di Matera e dintorni dal mio spazio su Flickr.
3 commenti
La “mia” terra sarà la vostra terra ogni volta che lo vorrete, come se foste vissuti lì da sempre.
Ormai conoscete la strada che, anche se lunga, vi porterà in un poste che potrete considerare sempre “casa”.
😉
Mi sono fatto una full immersion nelle tue splendide foto e mi è venuta una voglia irresistibile di visitare questi luoghi. Forse è ora di girare un po’ il nostro bellissimo sud 🙂
. Dopo avervi conosciuto e dopo aver letto le belle parole che ci avete dedicato, devo dirlo, mi sono commosso.
Devo ammettere che:
Giovanni non si sbagliava, quando mi parlava di voi.
Non si sbagliava, quando mi affermava delle persone squisite che aveva incontrato.
Non si sbagliava quando mi raccontava che aveva trovato una persona che gli ha dato la carica e l’opportunità di andare avanti, nonostante la sensazione di lontanazna da casa che provava nella città sabauda.
In te ha trovato una guida,un punto di riferimento, degli esempi da seguire, un vero amico, sincero come oggi difficilmente accade.
Dopo averci onorato della vostra bella presenza vi ricordo che la mia casa è anche la vostra.
Quando vorrete tornare (anche non da soli) noi saremo qui ad accogliervi.
Queste parole vengono dettate dal cuore e col cuore vi salutiamo e vi diamo un arrivederci alla prossima.