I bambini sono dei grandi insegnanti. Lo pensavo qualche anno fa mentre, da animatore turistico, giocavo con loro nelle tante serate passate a giocare insieme. Lo penso ora che da papà ho la fortuna di vedere crescere mio figlio, con i suoi errori grammaticali, le sue domande, le sue meravigliose frasi strampalate (ma ricche di significato) e la sua innata voglia di giocare, giocare a ancora giocare.
Da adulti ci dimentichiamo la spontaneità. E questo lo sappiamo, è quasi una frase fatta. Ma ci dimentichiamo anche che il gioco è un momento importante, di socialità, di crescita collettiva e un modo per imparare, ma è soprattutto qualcosa di estremamente bello e rilassante.
Ci dimentichiamo anche che il gioco è il gioco. Una cosa in sé semplicissima, ma che anche serissima e che richiede dedizione e tempo.
Noi ritagliamo troppo poco tempo per il gioco e siamo sempre comunque bloccati da mille altre cose che possono sembrare più importanti.
Qualcuno obietterà che se non si lavora non si può vivere. Ma viene anche da dire che una vita senza un po’ di gioco e spontaneità ha veramente poco senso di essere vissuta.
E nel suo piccolo so che il mio bimbo sta cercando (con successi alterni) di insegnarmelo.