Il Financial Times consiglia il Natale a Torino

Riporto articolo di oggi (fonte La Stampa).

Vedere il mondo con occhi diversi, riscoprire lo straordinario nell’ordinario, è un privilegio. Succede leggendo un articolo uscito ieri sul prestigioso mensile del Financial Times «How to spend it» che consiglia, per Natale, un fine settimana «di lusso» a Torino, la città «abbracciata da un orizzonte alpino, che sembra un ibrido tra Parigi e New York», nientemeno.

Rachel Spence racconta piazze, scorci, tesori architettonici che sfuggono ormai agli sguardi autoctoni. E allora, l’entusiasmo di Nietzsche per le piazze e gli edifici austeri riecheggia di fronte alla Consolata «una delle chiese più incantevoli d’Italia», alla leggerezza «evanescente» di Palazzo Madama, alla pianificazione urbana che non ha mai concesso nulla alla scuola del «disordine pittoresco» di molte altre città italiane. Fortunatamente, scrive la giornalista, le facciate solenni dei palazzi nascondono un’anima frivola e leggera. Quella che si esprime nella passione così sabauda per la cucina, gli aperitivi pantagruelici, il caffè e il cioccolato, da godersi nella città della cultura cinematografica e dell’arte. La città ossessionata dall’ordine e dal rigore si concede il lusso di dare uno strappo alle regole: «Con questa abitudine dell’aperitivo, durante il quale i banconi dei bar spariscono sotto montagne di stuzzichini, non c’è da stupirsi se i torinesi sono abituati a cenare tardi».

Tra un museo e una galleria d’arte è d’obbligo la pausa tramezzino da Mulassano, l’inventore di questi «sandwich triangolari ora adorati in tutta Italia» e al Caffè Torino di piazza San Carlo. Il banale rito del cappuccino si trasforma in poesia: «Nella città dove fare il caffè è considerata un’arte – scrive Rachel Spence – questo bar ne è il maestro: mentre mangiucchiate un pasticcino e sorseggiate il cappuccino, Piazza San Carlo, con i suoi portici e gli impeccabili tetti di mansarde, racchiude tutto il meglio del sereno barocco torinese».

Il fine settimana di lusso continua al Museo Egizio, la Fondazione Merz, il Museo Nazionale del Cinema ai tavoli delle Tre Galline, del Porto di Savona e della Linea Continua all’hotel Boston. Una sosta in una spa è d’obbligo, così come una puntatina al mercato di Porta Palazzo (che si trasforma in «Porto Palazzo») e in piazza Vittorio, a fare shopping. Tra i negozi chic citati dalla giornalista c’è Poncif, in piazza Vittorio dove «si comprava Dries Van Noten ben prima che diventasse famoso». Lo stile scelto dalle due proprietarie è «fashionable but not flashy», alla moda ma non vistoso, eccessivo. Sandra e Caterina, le titolari di Poncif, annuiscono, soddisfatte soprattutto per il risalto dato alla città: «In questo momento a Torino si sente molta energia. Dopo essere stata per decenni compressa dalla vocazione industriale, che più che vocazione era un’imposizione, ora le cose sono cambiate e chi ha qualcosa da dire non è costretto ad andare via. Una volta ci prendevano in giro per le nostre scelte inconsuete, quasi sottotono, sempre un po’ indietro. Poi si è scoperto che eravamo troppo avanti». Non poteva mancare dal giro turistico una sosta al Bicerin, il locale più citato nelle guide turistiche. Eppure la titolare, Maritè Costa, non ci ha ancora fatto l’abitudine: «Ogni volta che parlano di noi mi emoziono, mi prende il panico perché mi chiedo se si sono trovati bene. Sono consapevole che siamo famosi, proprio per questo mi viene l’ansia e cerco sempre di fare il possibile per non deludere le aspettative».

Sottoscrivo tutto. Vi aspetto per Natale nella nostra bellissima Turin.

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13 commenti

  1. L’unica cosa deprimente a Torino è la gente depressa ( che sarebbe depressa anche a New York)che pur disprezzando la città continua, da vera ipocrita, a viverci.
    cambiate aria, così che anche noi non depressi respireremo meglio!!!

  2. Se ti riferisci a me sbagli di grosso.
    Da 3 anni a questa parte cioè da quando sono diventato molto ricco, appena posso me ne vado in giro per il mondo, parigi londra roma madrid new york miami barcellona per parlare di città.
    Quando ritorno a torino mi prende l’angoscia.
    Due settimane fa mi è capitato un episodio allucinante: per motici di famiglia (aspettavo che finisse il concerto dei Jonas Brothers per riprendere mia figlia) mi son trovato di venerdì sera (NON lunedì) a passeggiare per via Roma, erano le 21,30/22 (non le 3 di mattina)
    Ebbene: DESERTO DEI TARTARI, non un’anima viva, tutto chiuso ed i pochi bar aperti DESERTI.
    In Piazza San Carlo c’erano 6-7 vecchi napoletani con la chitarra che cantavano mezzi ‘mbriachi, uno dormiva con la bocca spalancata sulla panchina… questa è la Vostra amata Torino, una città MORTA, tutti chiusi in casa tutti i negozi di ogni tipo SERRATI (a parte la libreria La Stampa in Via Roma). Una roba deprimente.

  3. visto che sei diventato molto ricco perchè nn te ne vai a vivere da un altra parte ? non sentiremo la tua mancanza…

  4. Brava Sophie condivido la tua idea.
    Torino è affascinante e sono orgogliosa che sia la mia città.

  5. Beh, Luca (mi felicito per il tuo conto in banca neh… potresti offrire da bere), per una volta ti devo dar ragione.
    Ci sono zone della città che dopo le 22 sono decisamente morte.
    Ma questo avviene anche a Milano o in alcune città americane. Mi hanno appena raccontato che a Chicago dopo le 22 non trovi per strada anima viva.
    La “movida” torinese anche d’Inverno è storicamente da un’altra parte, non è in piazza castello e neanche in via roma.
    Se fai un giro in zona 3 Galli o in zona pizza vittorio te ne accorgi. La folla anche di turisti si riversa in quei posti.
    La città dovrebbe a mio avviso essere sempre aperta, negozi compresi, ma come sai questo accade raramente.
    Per dirla tutta io mi sono trovato a Barcellona ad Agosto e dopo le 23 non sono riuscito a mangiare… I ristoranti erano praticamente tutti chiusi.
    A Torino alle 23 i ristoranti sono ancora tutti pieni…
    Punti di vista.
    🙂

  6. Mah! Non so.
    L’altr’anno a Barcellona era un manicomio, alle 23 i ristoranti aprivano…
    A Torino si vede che non ho visto bene, ero lì in pieno centro e ho detto quello che ho visto, è anche vero che non faccio vita notturna ma leggendo la Busiarda mi ero fatto l’idea di una città che dopo le olimpadi fosse “rinata” invece sempre il solito dormitorio della mia gioventù, ahimé ormai lontana.
    Volevo però fare i complimenti ai tuoi frequentatori del blog, molto gentili e tolleranti, ho solo detto quello che ho visto.
    Darà fastidio che sono molto ricco? Son cose che non si devono dire, lo so.

  7. Secondo me dipende solo dove vai.
    Se vai a Valencia trovi una città deserta, ma se vai dietro alla cattedrale, cambia il mondo…
    Se sei ricco buon per te. Non credo che questo ti renda particolarmente antipatico.
    Io non lo sono e per questo non credo di essere particolarmente simpatico. 🙂

  8. Axell (ma ce l’hai un nome normale?.. 🙂 ),
    non ho detto che TUTTA Torino al venerdì sera è così, altrimenti sarebbe da spararsi.
    Malgrado ciò ribadisco che ho attraversato una deserta via Roma comprensiva di Piazza San Carlo e Piazza Castello, non via delle Pervinche o via Artom.
    Sul “ricco” era chiaramente (ma no abbastanza evidentemente) una battuta, anche se negli ultimi 3 anni ho girato parecchie città.
    Saluti e baci.

  9. Non è difficile trovare il mio nome… mi chiamo Andrea caro Luca…
    vorrà dire che una sera mettiamo i pupi a nanna e andiamo a farci un vinello ai 3 Galli 🙂