Vivo da un po’ di anni in un quartiere ex-operaio di Torino, dirimpettaio di chi abita nel quartiere più chic della città (e sicuramente quello con la più alta concentrazione di badanti moldave del mondo).
Da noi ci sono pochi piccoli negozi ormai, molte saracinesche chiuse da tempo, tanti palazzi nuovi e un po’ di centri commerciali, medio, piccoli grandi intorno. Tante estetiste, innumerevoli immobiliari, qualche pennoira (parrucchiera) d’altri tempi e un nugolo di bar anni 70 con macchinette slot machine. Nel quartiere chic resistono le botteghe, ma sono inavvicinabili se non muniti di passamontagna o Mastercard Gold.
Noi di supermarket ne abbiamo uno grande, uno medio e uno piccolo piccolo. Quest’ultimo generalmente sempre vuoto, perché sempre privo di beni extra oltre a quelli di prima necessità. Pane e acqua per intenderci, il resto scarseggia. E’ preda di vecchiette operate all’anca con poca autonomia o di studenti universitari che si arrangiano con poco.
I suddetti supermarket sono tutti della grande catena francese che ha ormai il monopolio in città e che potete desumere dal titolo.
Una volta erano GS, Dì per Dì, A&O… Ora sono tutti della famosa ditta francese e si chiamano Super, Market, Express. Con enorme e ovvia fantasia.
Ok, ma il problema dove sta?
Be’ ultimamente la famosa ditta francese ha iniziato una politica di “sostituzione”. All’inizio era poco visibile, ora si è fatta incalzante, a tratti incredibile, di certo tendente al totalizzante. Nella GDO questo accade da tempo, ma non era mai stata così selvaggia.
Ecco quindi che lo scorso sabato mi accorgo che:
– Il miele c’è, ma è solo C… (non nomino l’azienda perché non voglio che compaia sui motori di ricerca)
– Il caffè decaffeinato? Sembra Lavazza, ma no… Non lo è. La confezione è uguale, ma il prodotto è C…
– Il prosciutto in offerta? E’ prodotto in Italia (!!), ma è marchiato C…
– Il pane? Anche.
– Lo spray nasale per il mio bimbo? Bottiglione doppio rispetto al Nivea, ma anche questo è C…
Mi sale l’ansia. Mi butto verso la sancta santorum di tutte le spese italiane: la pasta.
La Barilla resiste. Poche scatole. Altre marche anche, resistono. Ma tra tutte primeggia la nuova pasta C… fatta con “semola di grano duro italiano” .
Ah! E i pomodori? Corro al reparto verdura. Anche loro sono francesi, anzi no, italiani, ma marchiati C… Così come il sugo in scatola, barattolo, bottiglia. Tutto marchiato C…
E la carne? Idem. Puro fassone e chianina, ma marchiati da C…
Il sospetto corre tra i corridoi e le corsie. Una grande “C” mi sembra si stia impossessando del mio frigo.
“E cambia negozio” direte voi.
E c’avete anche ragione.
Ma il suddetto grande negozio è a 50 metri da casa mia e a portata di “piedi”. Quindi la comodità (per ora) prevale.
Non sono sicuro che comunque altre catene facciano una politica diversa.
Con la scomparsa della bottega sotto casa e la fine dei supermercati italiani l’unica cosa che potremo fare è adattarci a una buona barbera prodotta da C… e una buona birra tedesca marchiata con i colori della bandiera francese.
E noi piemontesi non si sa perché i francesi li odiamo anche abbastanza.
Caro C… va te faire foutre!
Noi mangiamo biove dure e vuote, non baguette di gomma!
4 commenti
E’ cos’ anche per l’Esselunga per fare un esempio che conosco da vicino. Ormai le marche “normali” tendono a sparire e si trova solo la marca del supermercato e nemmeno sempre a buon mercato aggiungo
ma si può comprare il pomodorino di Pachino del Carrefour!!!?? Dai…
Perchè le mele Coop? Il formaggio Coop? Il pesto Esselunga? Comunque hai ragione frutta e verdura brandizzate fanno più senso
I politici incompetenti e intrallazzoni che hanno dato la grande distribuzione in mano a questi grandi gruppi stranieri avranno la responsabilità del declino delle nostre industrie alimentari. “Vuoi vendere il tuo panettone XY nei miei negozi? Lo potrai fare solo alle mie condizioni…”