Addio GG

Con Giuseppe Granieri abbiamo fatto tante cose. Un po’ per caso. Per tanti anni, da veri pionieri. Lui era un genio (vero), un amico, un compagno di avventure digitali e anche se non ci vedevamo da tempo, per colpa delle distanze, del Covid (e ora so anche per la sua brutta malattia) ci volevamo un gran bene.

Non ho voglia di raccontare le mille cose che abbiamo combinato insieme all’epoca del CSP, dei primi laboratori sui social media, delle community on line, dei sistemi semantici intelligenti.
Ogni ricordo è una ferita al cuore.
Perché prima di tutto condividevamo una sincera amicizia, molto forte, e una grande stima reciproca, fatta anche di telefonate lunghe chilometri e documenti condivisi che a volte ci tenevano impegnati per settimane.

Ci dicevamo sempre la frase: “ma che cazzo, sarebbe bello vedersi tutti i giorni!”. Ce lo siamo detti mille volte, con un po’ di amarezza, perché era impossibile.

Quando avrò un po’ di tempo racconterò la mia esperienza con lui. Ora fa male. Troppo.

Grazie Giuseppe. La tua amicizia mi ha arricchito e fatto crescere.
E ora che non ci sei, sento un vuoto incredibile. E mi pento di non averti cercato con maggiore insistenza. Ma anche quando lo facevo, ultimamente, eri fuggente e io non ho capito la gravità della situazione.
Perdonami.

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Amici da 20 anni

20 anni che ci conosciamo. Era il 2003, eravamo “blogger di Splinder”. Lui romano in trasferta all’Aquila con una disarmante simpatia.
Conosciuto sui blog e fratello da 20 anni.
I nostri blog sono spariti nel nulla, la nostra amicizia è diventata una cosa bella che fa bene al cuore.
Grazie Emiliano.

Firenze, 8 dicembre 2023

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Cose di Marketing – reloaded

A due anni dall’uscita della prima edizione abbiamo deciso di lanciare una versione nuova e tutta aggiornata (dati, tabelle, definizioni, ecc.) in linea con i trend del momento e con importanti novità.

Il nuovo libro è stato pubblicato il 10 aprile 2023 ed è già disponibile nelle librerie e nello store on line di Giappichelli.

Se volete scoprire cosa è il marketing oggi, come si è evoluto nel tempo e come potete usarlo per i vostri fini professionali, be’… Cose di Marketing è il libro che fa per voi.

Grazie ancora all’editore Giappichelli per la rinnovata fiducia e al mio magnifico compagno di avventure, il prof. Alessandro Stanchi.

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Scontri generazionali? Ne parliamo il 30 marzo (on line)

Il 30 marzo alle ore 13:30 avrò il piacere di partecipare a un evento organizzato da #InnovationCenter di Intesa Sanpaolo.
In 30 minuti celebreremo un “piccolo scontro generazionale” e parleremo di come l’innovazione venuta dal recente passato e dai mitologici #blogger ha influenzato le piattaforme odierne e i moderni #creator.
Si respirerà un po’ di polvere dai blog antichi (e in parte abbandonati) e aria fresca e frizzantina con i nuovi protagonisti, ben rappresentati dalla TikTok Expert Andrea Claudia Marchetti.

Potrete seguirci con lo streaming live dalle 13.30 alle 14.00. Ovviamente è tutto gratuito e visto l’orario cercheremo anche di essere molto “digeribili” e leggeri. http://ow.ly/38aA104zmEX

Grazie Innovation Center e in particolare a Federica Azzurra Marino e Marco Ghigo per l’idea e la bellissima occasione di incontro.

Vi aspettiamo 😀

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Comunicare vuol dire sbagliare

Ci sono cose che ogni tanto bisogna dire – anche solo per confermare a se stessi che le cose nel mondo della comunicazione e del marketing sono dannatamente complesse, ma anche irresistibilmente divertenti. Provo a mettere in elenco qui sotto un piccolo vademecum spero utili per tutti i comunicatori e le comunicatrici “perplesse”. Magari anche per chi è alle prime armi e ha bisogno di una spinta per non bloccarsi.

  1. La comunicazione non è per tutti, non è necessario che piaccia a tutti. Non esiste la comunicazione perfetta che soddisfa tutti. Anche nel team che la crea non tutti sono sempre d’accordo sul da farsi. Ne consegue che la “comunicazione” è un compromesso, cercare la perfezione è tempo perso oltre che un atteggiamento un po’ ingenuo. Questo vale per ogni tipo di comunicazione. Interna, esterna, di prodotto, personale, ecc.
  2. Comunicare non è per tutti. Puntualizziamo. Ci sono persone che devono decidere che cosa fare nel loro business e cosa demandare a chi sa fare comunicazione che non si arrendono a questo assioma. E meno si arrendono meno la comunicazione funziona, perché se è vero che è un compromesso, il gioco al ribasso – per accontentare tutti – rende la comunicazione e qualsiasi campagna di marketing un sicuro insuccesso. Capita che poi, quando ci si accorge che il topolino che è stato partorito non accontenta nessuno ci si trova anche a “fare a botte” per ricordare che si era disegnato un bel elefante con i pois tutti blu. E che bisognava avere coraggio.
  3. Comunicare vuol dire sbagliare. Ancora più vero nell’epoca dei social e della comunicazione impalpabile. L’utente finale non è lì che aspetta noi, non è il famoso “bersaglio” delle clipart di millemila presentazioni dei super boss del business. L’utente è un essere umano che oggi subisce la qualunque. Dal messaggio del macellaio sotto casa su TikTok alla campagna da milioni di euro in Piccadilly Circus. Semplicemente la sua soglia di attenzione è pari a zero, si attiva solo se lo fai sognare e se lo colpisci sui “bisogni”. Comunicare vuol dire sbagliare e riprovare, riprovare, riprovare. Non esiste la campagna perfetta, non esiste l’effetto Wow da attivare solo con un click del mouse. È una cosa quasi casuale. Tra addetti ai lavoro è la classica “botta di culo”. Come quando un video diventa virale (e non perché lo vuole il cliente eh)
  4. I “bisogni” del target, questi sconosciuti. Sì, si parte spesso dalla considerazione che quello che una azienda fa o vende è il massimo che si possa proporre al proprio potenziale cliente. Ma così non è, o non è quasi mai. Si tende a dare per scontata la perfezione della propria offerta, quando a uno sguardo attento ci si accorge che questa in realtà fa acqua da tutte le parti. Prima di comunicare pensiamo al cosa e al perché. E poi proviamo a comunicare al meglio. Il buon Sinek direbbe prima il Why, ma anche il What non lo lascerei proprio nell’angolo… 
  5. Ci sono mille canali, non è detto che si debbano usare proprio tutti. Anzi, concentrarsi su un bel media-mix alla vecchia maniera è sempre meglio. Poi se avete anche un marketing-mix è meglio, molto meglio. Se non sapete la differenza va bene anche Wikipedia…
  6. Non dovete convincere nessuno. Se sbagliate è colpa vostra. Se sbagliate dopo aver ascoltato mille opinioni, è sempre colpa vostra. Quindi non perdete tempo e non perdete l’intuizione che vi ha mosso e vi ha acceso. Quella fa la differenza. 
  7. Abbi passione per quello che fai. Che tu sia un/a copy, un/a art o un/a strategist quello che fai è la tua passione. Ti devi divertire. Devi osare e provare a tenere alta l’asticella (senza esagerare e senza uscire troppo dal tema eh). Osare vuol dire usare anche il pensiero laterale, i giochi e soprattutto un po’ di sano mestiere. Se non hai esperienza i tuoi colleghi più scafati possono aiutarti. Sempre. Ma non ti fare instradare troppo, loro potrebbero essere esausti e poco propensi a “volare”. O peggio potrebbero aver troppe ferite che li bloccano. 
  8. Non si butta via niente. Un po’ come il maiale. Il cestino non è così comodo per le idee che non hanno avuto successo, usa il cassetto e non ti dimenticare che una cosa che non ha avuto successo oggi potrebbe avere successo il giorno dopo. O dopo un mese, un anno… Non buttare via niente.
  9. Copia. Senza farti beccare eh… 
  10. Studia quello che ha funzionato e studia soprattutto quello che non ha funzionato. E non aver paura a dirlo: tutti sbagliano. Anche il cliente, anche i tuoi responsabili. La cosa pare strana, ma è umanamente pacificamente vera.
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Buon Primo Maggio

Il 20 luglio 1889, la Seconda Internazionale socialista di Parigi stabilì che la data del primo maggio fosse ufficialmente riconosciuta a livello internazionale come il giorno della festa dei lavoratori. Celebrazione che due anni dopo venne ratificata in Italia. La prima festa del lavoro si celebrò dunque il 1° maggio 1891, ma solo il Regio decreto del 1923 dichiarò legali le otto ore lavorative.

Lego workers

Durante il ventennio fascista la Festa del Lavoro fu anticipata al 21 aprile, giorno del Natale di Roma, ma tornò a essere celebrata il 1° maggio divenendo festa nazionale dal 1947.

Per coinvolgere anche il mondo cattolico, Papa Pio XII istituì il 1º maggio 1955 la festa di San Giuseppe lavoratore.

L’anno di riferimento è il 1886, il primo maggio di quell’anno infatti, i lavoratori di Chicago, circa 80mila, decisero di scendere in piazza per far sentire la loro voce contro il mancato rispetto della legge dell’Illinois che aveva fissato il tetto delle 8 ore lavorative. Fu dunque indetto uno sciopero generale a oltranza che coinvolse ben 12mila fabbriche negli Usa con scontri sanguinosi e numerose uccisioni.

Un augurio di buona festa dei lavoratori a tutte/i sperando che le conquiste di questi ultimi decenni non siano vanificate e che ci sia sempre una maggiore attenzione a chi il lavoro non ce l’ha, a cui vive nel precariato, alla parità di trattamento donne-uomini e soprattutto al rispetto di chi lavora per noi distante dalle nostre città in condizioni non consone e poco umane.
Ricordiamoci che le regole che valgono da noi, nei nostri “paesi evoluti”, non sono valide o rispettate nella maggior parte del mondo, ancora oggi.

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