Nduma a fe el maruchin

Sahid per tutti gli studenti, ex studenti e professori dell’Università di Torino è una vera istituzione, un simbolo. Una presenza costante contornata da migliaia di “amici”. E’ quasi più importante del Rettore. Sicuramente è più conosciuto.
Dopo 20 anni Torino lo onora (per legge) con il riconoscimento della cittadinanza italiana.
Lo merita e non solo per legge perché è un bravo ragazzo (ormai uomo, con tanto di moglie e figlia). Ha sempre fatto di tutto per non essere invadente o antipatico. Anzi.

Sahid, negli anni, è diventato un “format” da copiare per gli altri venditori ambulanti, ma di Sahid ce n’è solo uno. E per intenderci lui parla un piemontese perfetto, io al contrario non solo non lo parlo, ma neanche lo capisco. 
Misteri multiculturali.

W Sahid. 

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1 commento

  1. No, non parla un piemontese perfetto. Ne parla una approssimazione che gli ha permesso di suscitare nel tempo simpatia e confidenza; perché il ragazzino marocchino che diceva “va come ‘na barca n’ t’ in bòsc” faceva tenerezza.

    Una volta mi capitò di chiacchierare con lui per dieci minuti a seguito di un suo “cerea monsu, ‘ndoma bin?” e alla fine mangiammo un panino insieme che ebbi il piacere di offrirgli. Pochi minuti dopo essermi congedato lo riincontrai un po’ più in là e sorridendo mi salutò con un suo “cerea monsu, ‘ndoma bin?”.

    Forse c’era curiosità per questa città che lo stava ospitando e per il suo dialetto, ma evidentemente era soprattutto la saggezza del commerciante, l’astuzia dell’imbonitore, che, mostrando la propria integrazione linguistica, quindi mentale, abbassava barriere e diffidenze e suscitava compiacimento e solidarietà.

    Era la stessa astuzia che gli suggeriva di dichiararsi fratello di Abdul, l’altro ragazzo marocchino che piantonava palazzo nuovo. Non c’è bisogno di essere Vladimir Propp per capire che la storia dei fratellini indigenti costretti a vendere spugnette fa breccia nel cuore degli studenti che il fratello l’hanno al politecnico, o in Spagna per l’erasmus.

    Non è certo un reato ingegnarsi per raccogliere qualche spicciolo in più; e nemmeno spacciare, come fanno tanti marocchini, l’illusione di solidarietà e integrazione (persino quella linguistica) al prezzo di un accendino.

    Viva l’Italia dal cuore grande.

    Viva Said l’Italiano.