La RAI e il canone globale

televisoreIo non ho mai capito il perché del canone RAI, soprattutto da quando l’emittente di Stato si comporta con un qualsiasi operatore commerciale interrompendo con la pubblicità le trasmissioni senza alcuna chiara differenza con i concorrenti privati.
Ora a quanto pare esiste un Regio Decreto che ridefinisce la questione allargandone i confini (gulp!)…

[…] E’ una delle tante eredità del regime fascista, il ‘canone di abbonamento’, definito in un Regio decreto legge del 1938. Deve pagare chiunque abbia ‘apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni’. All’epoca poteva trattarsi di radio e poco altro. Oggi, invece, si può applicare su gran parte dei nostri adorati giochini digitali. [cellulari, computer e sms compresi]

La situazione si complica e non di poco.

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2 commenti

  1. In poche settimane è la seconda volta che sento parlare di un decreto regio applicato a questioni di attualità. Oltre a rappresentare una conferma di personali sensazioni, questo fatto costituisce anche una delle cause di molti nostri ritardi.

  2. A differenza della Tv commerciale, la Rai offre anche un servizio pubblico che, dal punto di vista commerciale, non rende.
    Il canone serve a pagare i programmi di servizio.
    Poi, possiamo discutere della qualità di questo servizio pubblico.
    Mi piacerebbe che i cittadini si facessero sentire di più per chiedere un servizio di qualità piuttosto che lamentarsi dei 106 euro l’anno, pagando poi dai 15 ai 59 euro al mese per i pacchetti Sky.